EDITORIALE DELLA FONDAZIONE
Nel 2024 in Italia sono venuti alla luce 369.944 bambini, con un calo del 2,6% rispetto all’anno precedente. Ma il trend non accenna a fermarsi: i dati provvisori relativi ai primi sette mesi del 2025 mostrano una diminuzione ancora più marcata, con circa 13mila nascite in meno rispetto allo stesso periodo del 2024, pari a un -6,3%.
Sardegna e Abruzzo, le regioni con i cali più drastici
In testa alla classifica negativa ci sono Sardegna e Abruzzo, entrambe con un calo di oltre il 10%. In particolare, la Sardegna segna un -10,1% e l’Abruzzo -10,2%. Una flessione decisamente più accentuata rispetto allo scorso anno, quando il calo si era fermato a poco più dell’1% per l’isola e quasi nullo per la regione adriatica.
Madri sempre più adulte, la nascita si posticipa
Secondo l’Istat, cresce anche l’età media delle madri al momento del parto. Le regioni dove si diventa mamma più tardi sono Lazio, Basilicata e Sardegna, tutte con una media di 33,2 anni, contro la media nazionale di 32,6 anni. Una tendenza che riflette la scelta – spesso obbligata – di posticipare la maternità per motivi economici, lavorativi o personali.
Fecondità ai minimi storici
Il numero medio di figli per donna nel 2024 è sceso a 1,18, in diminuzione rispetto al 1,20 dell’anno precedente. Le prime stime del 2025 indicano un ulteriore peggioramento, con una fecondità media di appena 1,13 figli per donna, un valore tra i più bassi in Europa. Un dato che evidenzia non solo un cambiamento culturale, ma anche un profondo disagio sociale e strutturale.
Dal 2008 a oggi, un crollo del 35,8%
L’andamento negativo non è un fenomeno recente: dal 2008 – anno in cui si registrarono oltre 576mila nascite – il numero di bambini nati in Italia è sceso di quasi 207mila unità, con una perdita complessiva del 35,8%. Le cause? Una combinazione di fattori: la bassa propensione ad avere figli e la riduzione del numero di potenziali genitori, nati nelle generazioni degli anni Settanta e Ottanta, quando la fecondità aveva già cominciato a calare.
Sempre più nati fuori dal matrimonio
Un altro elemento interessante riguarda la crescita dei nati da coppie non coniugate. Pur in diminuzione in termini assoluti, la loro incidenza sul totale continua a salire: nel 2024 rappresentano il 43,2% delle nascite, con un incremento di 0,8 punti percentuali rispetto al 2023 e di ben 23,5 punti rispetto al 2008. Il primato spetta alle regioni del Centro Italia con il 49,6%, seguite dal Nord con il 42,8%.
Un futuro demografico incerto
Il quadro tracciato dall’Istat racconta un’Italia sempre più anziana, dove il ricambio generazionale è a rischio. Il calo delle nascite non è solo una questione numerica, ma un campanello d’allarme per l’intero sistema economico e sociale. Meno giovani significa meno lavoratori, meno consumi, meno innovazione. E senza un’inversione di tendenza – con politiche concrete per sostenere le famiglie e la natalità – il Paese rischia di scivolare verso un futuro demografico difficile da sostenere.
22 Ottobre 2025 © Redazione PANTAREI Fondazione Premio Antonio Biondi

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