EDITORIALE DELLA FONDAZIONE

Una Passeggiata al Celio

Aperto a Roma il Parco Archeologico del Celio con il nuovo Museo della Forma Urbis per camminare nella Roma di duemila anni fa

Una Passeggiata al Celio

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Una meravigliosa mappa marmorea originale della Roma Antica presentata in modo da essere perfettamente leggibile ed una sorprendente collezione di materiali epigrafici e architettonici inseriti in uno scenario mozzafiato

Dal 12 gennaio 2024 è tornata visibile dopo quasi 100 anni la grande pianta della città incisa su marmo per volontà dell’Imperatore Settimio Severo.

Grazie ad un vasto progetto di valorizzazione dell’intera area del Celio, inquadrata in seno al più ampio programma di riqualificazione del Centro Archeologico Monumentale (CArMe) voluto da Roma Capitale, e ad una serie di interventi condotti sotto la direzione scientifica della Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali di Roma Capitale, è stato aperto al pubblico il Parco Archeologico del Celio e il nuovo Museo della Forma Urbis sito al suo interno.

UN PO’ DI STORIA

Il Celio è uno dei sette Colli di Roma che si estende verso la valle occupata dal Colosseo, con il Tempio del Divo Claudio dedicato all’Imperatore Claudio sulla parte più alta.

Da quanto narrato da Tito Livio, dopo la distruzione di Alba, sul Colle vivevano gli abitanti di Alba Longa che furono sconfitti sotto il regno di Tullo Ostilio; essendo ricco di querce, il nome all’origine sembra fosse Querquetulanus mons, divenuto poi Caelius in onore dell’etrusco Celio Vibenna, uno dei due fratelli di Vulci che avrebbero aiutato Servio Tullio a diventare Re di Roma.

Gli edifici esistenti nella zona furono distrutti da un incendio (27 d.C.), ma già nella seconda metà del II secolo d.C. i resti rinvenuti dimostrano una consistente fase edilizia abitativa. Nel IV secolo vi avevano sede ricche domus inserite in vasti parchi (famiglie dei Simmaci, dei Tetrici e di Fausta, forse la moglie di Costantino).

Nella parte extraurbana del colle sorsero diverse caserme per le truppe di stanza nella capitale: in corrispondenza della Chiesa di Santo Stefano Rotondo erano sorti i Castra Peregrina (costruiti ai tempi di Traiano e restaurati più volte nei secoli successivi). Nei pressi si trovava inoltre un’ampia residenza dei Valeri e la sede della V Coorte dei Vigili.

In un possedimento della famiglia dei Laterani Settimio Severo fece edificare tra il 193 e il 197 i Castra Nova Equitum Singularium, ossia una nuova caserma per il corpo di cavalieri della guardia imperiale, e quando il corpo militare fu sciolto da Costantino l’area fu in parte occupata dalla nuova Basilica dedicata al Salvatore che divenne poi San Giovanni in Laterano.

Gli edifici del Celio furono fortemente danneggiati durante il sacco di Alarico del 410, provocandone l’abbandono e la ruralizzazione.

Nel Medioevo divenne la II regione ecclesiastica, sia per i tituli (i più antichi luoghi di culto cristiani, spesso ambienti di case private) e gli xenodochia (centri di assistenza e accoglienza per pellegrini e ammalati), sia per le chiese che continuavano a sorgere, con anche monasteri, circondati da fondi ed orti e alcune torri delle famiglie nobiliari del X e XI secolo, finché con il sacco del 1084 fu di nuovo tutto distrutto.

Tante furono successivamente le trasformazioni del Celio, per esempio nel Cinquecento la famiglia Cornovaglia acquistò la zona trasformandola in vigna oppure quando, durante l’era napoleonica, i francesi che occupavano la città scaricarono qui l’enorme quantità di terra proveniente dagli scavi al Colosseo e al Foro Romano.

Nel 1835 Papa Gregorio XVI decise di trasformare in una “passeggiata pubblica” il giardino, noto come Orto Botanico, che si era sviluppato sulla grande terrazza artificiale formata dalla terra di riporto. Il compito di risistemare e ampliare il Parco fu affidato all’architetto Gaspare Salvi che tracciò nell’area interessata alcuni viali e costruì un edificio, la Casina del Salvi, ispirato alla coffee-house del Pincio di Valadier, che doveva servire da punto di ristoro. Nel 1847, sia la Casina del Salvi sia il Parco entrarono nel patrimonio comunale di Roma con il Motu Proprio di Pio IX.

Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, nel Parco furono realizzati altri due edifici: nella parte settentrionale, l’Ex Antiquarium Comunale, costituito come Magazzino Archeologico Comunale nel 1884 e poi diventato sede museale dal 1929 fino al 1939 (quando divenne inagibile a causa di problemi strutturali) e, a sud, l’Ex Palestra della Gioventù Italiana del Littorio, ultimata nel 1929. Oggi il Parco si presenta diviso in due grandi aree dal Viale del Parco del Celio, dove passa la linea tranviaria realizzata nel secondo dopoguerra.

L’APERTURA AL PUBBLICO

Il giardino, a ingresso gratuito, ospita una moltitudine di reperti archeologici, architettonici ed epigrafici, provenienti dai grandi scavi di fine Ottocento per la realizzazione di nuovi quartieri e infrastrutture e precedentemente conservati nell’Ex Antiquarium Comunale.

I materiali sono organizzati per nuclei tematici e offrono ai visitatori la possibilità di approfondire la conoscenza della Roma antica nel quotidiano: dalla sfera funeraria al gusto architettonico e alle tecniche di costruzione, dal senso del divino alla contrapposizione fra edifici pubblici e privati (con grandi frammenti provenienti da edifici pubblici e basi di statue onorarie) e alla presenza amministrativa di Roma sul territorio (con cippi di delimitazione dell’alveo del Tevere o delle aree di pertinenza degli acquedotti). Un nucleo di manufatti introduce infine al tema del reimpiego e della rilavorazione, un fenomeno che attraversa tutta la storia architettonica della città.

Aprire al pubblico il giardino è stato il primo passo di un programma che, grazie agli interventi giubilari, porterà all’allestimento completo dei reperti e all’apertura al pubblico della Casina del Salvi, che tornerà ad avere la sua funzione originaria di coffee-house e al contempo ospiterà anche una delle nuove Aule Studio di Roma.

Ed è proprio all’interno del Parco, nell’edificio dell’ex Palestra della Gioventù Italiana del Littorio, che è stato allestito il nuovo Museo della Forma Urbis, in cui sono custoditi i frammenti rimasti della celebre Forma Urbis Romae, la gigantesca pianta marmorea della Roma antica incisa tra il 203 e il 211 d.C. sotto l’Imperatore Settimio Severo.

Si tratta di una delle più rare e importanti testimonianze della città antica che i visitatori torneranno ad ammirare dopo quasi un secolo. L’ultima esposizione complessiva degli originali è stata infatti realizzata tra il 1903 e il 1924 nel giardino del Palazzo dei Conservatori; poi, fino al 1939, alcuni nuclei significativi sono stati visibili nell’Antiquarium del Celio.

La Forma Urbis era esposta originariamente sulla parete di un’aula nel Foro della Pace che fu in seguito inglobata dal complesso dei SS. Cosma e Damiano nell’area del Foro Romano. Era incisa su 150 lastre di marmo applicate alla parete con perni di ferro e occupava uno spazio di circa 18 metri per 13. Dopo la scoperta nel 1562, molti frammenti della grande mappa marmorea andarono perduti, mentre alcuni sono stati fortunosamente ritrovati nel corso del tempo.

Oggi resta circa un decimo del totale della pianta originale. Dal 1742 è parte delle collezioni dei Musei Capitolini. Il nuovo allestimento del Museo della Forma Urbis consente una piena fruizione della pianta marmorea da parte dei visitatori, favorendo la leggibilità di un documento che, per ingombro e condizioni frammentarie, si presta poco ad una comprensione immediata. Sul pavimento della sala principale del Museo sono collocati i frammenti della Forma Urbis, sovrapposti, come base planimetrica, alla Pianta Grande di Giovanni Battista Nolli del 1748. Gli spazi interni dell’edificio museale ospitano anche una consistente scelta del materiale architettonico e decorativo dell’ex Antiquarium Comunale.

Mentre il Parco Archeologico del Celio si può visitare tutti i giorni a ingresso gratuito, il Museo della Forma Urbis resta invece chiuso il lunedì e prevede un biglietto d’ingresso, salvo per i possessori della MIC Card che possono accedere gratuitamente anche allo spazio museale. I servizi museali sono a cura di Zètema Progetto Cultura.

Oltre a questa struttura appena inaugurata, ci sono altri progetti che si inseriscono in una più ampia trasformazione del colle del Celio e dell’intero Centro Archeologico Monumentale, a cominciare da alcuni interventi di grande significato: a breve saranno avviati i lavori di consolidamento e recupero dell’ex Antiquarium Comunale, che porranno fine ad un abbandono quasi secolare dell’edificio. Inoltre, l’area verde del Celio sarà riqualificata nella vegetazione, nei percorsi, negli affacci verso il Palatino e nelle connessioni con l’area del Colosseo, mediante un progetto a cura del Dipartimento Tutela Ambientale.

Infine, la Nuova Passeggiata Archeologica, lungo via di San Gregorio, connetterà il Parco del Celio con il Centro Archeologico Monumentale.

Per ulteriori informazioni riguardo le visite si rimanda al sito www.sovraintendenzaroma.it oppure al sito istituzionale del Comune di Roma.


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Gennaio 2024 © Maria Teresa Protto

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