EDITORIALE DELLA FONDAZIONE

San Nilo e la sua Abbazia

Mille anni di storia a Grottaferrata

San Nilo e la sua Abbazia

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A pochi chilometri da Roma, sulla Via Anagnina, sorge il centro medievale di Grottaferrata, dove nel
1004 un gruppo di monaci greci che veniva dall’Italia meridionale, in fuga dalle incursioni saracene e
guidato da San Nilo di Rossano, nato nella Calabria bizantina e quindi greco di origine e di rito, arrivò
presso il Monastero di Sant’Agata sui colli Tuscolani.

Tra i ruderi di una grande villa romana, forse appartenente a Cicerone, ci stava un piccolo edificio
costruito in opus quadratum e blocchi di peperino, già sepolcro in epoca repubblicana e utilizzato dal
V secolo come oratorio cristiano. L’ambiente (visibile oggi appena si entra in chiesa sulla destra) è
diviso in due parti da un arco di pietra, con le volte a crociera, denominato, per le finestre con doppia
grata di ferro, Kryptaferrata, da cui deriva il nome di Grottaferrata.

Qui cominciò la costruzione del primo nucleo del Monastero, perché, come dice la tradizione, fu la
Madonna stessa che apparve a San Nilo e a San Bartolomeo, il suo discepolo, che chiese un santuario
a Lei dedicato.

Dopo vent’anni, nel 1024, il Santuario era completato, ornato di marmi e pitture, ricco di arredi sacri, e
il 17 dicembre di quell’anno Papa Giovanni IX dei Conti di Tuscolo lo consacrò alla Madre di Dio,
mentre i monaci cantavano in greco gli inni sacri che lo stesso San Bartolomeo aveva composto per
l’occasione.

Il Monastero venne fondato circa 50 anni prima dello Scisma d’Oriente e dopo di esso il cenobio
criptense si mantenne sempre fedele alla Chiesa di Roma, con i cattolici che possono partecipare al
rito bizantino celebrato nell’Abbazia di San Nilo ed accostarsi ai Sacramenti.

Dal punto di vista artistico, all’esterno il Monastero si presenta racchiuso da una massiccia cinta
muraria merlata dotata di camminamento di ronda e da una rocca munita di torre semicircolare.
Attualmente si conserva ancora il portone principale decorato da bassorilievi celebrativi, che
all’epoca era dotato di ponte levatoio. L’attuale ponte di accesso all’Abbazia introduce al cortile con
la grande statua di San Nilo ed al portico del Sangallo. La Chiesa di Santa Maria è affiancata da un
campanile in stile romanico e presenta una facciata ornata da un enorme rosone. Attraverso la porta
detta “speciosa” per via delle ricche decorazioni che la ricoprono, si accede all’interno della
Basilica. Gli ornamenti interni, in origine in stile romanico, sono stati ricoperti nel 1754 da un fitto
rivestimento in stucco di stile barocco. Il soffitto in legno è del 1577, il pavimento in marmo policromo
si raccorda al gusto del XIII secolo, mentre l’arco trionfale che divide la navata centrale dal presbiterio
è decorato da mosaici del XII secolo con scene della Pentecoste.

La navata laterale contiene la cosiddetta Grotta Ferrata (Kryptaferrata) e la Cappella Farnese con
affreschi del Domenichino. All’ingresso dell’abside spicca l’icona di Maria col Bambino di Gian
Lorenzo Bernini mentre alle spalle abbiamo il Santuario con il baldacchino da cui pende la Colomba
argentata che custodisce il Santissimo Sacramento.

All’interno dell’Abbazia si trova una importante Biblioteca dove sono conservati più di mille
manoscritti antichi e circa 50.000 volumi di grande valore, alcuni risalenti agli anni della fondazione
dell’Abbazia ed appartenuti allo stesso San Nilo, che era un esperto amanuense. Oltre alla Biblioteca,
dal 1931 l’Abbazia possiede un famoso Laboratorio di Restauro del Libro Antico, che annovera fra i
suoi lavori più importanti il restauro del celebre “Codice Atlantico” di Leonardo da Vinci e dei
manoscritti salvati dall’alluvione di Firenze del 1966.

Sempre all’interno dell’Abbazia possiamo visitare il Museo, in cui ripercorrere più di duemila anni di
storia del territorio attraverso una raccolta di reperti archeologici e di opere d’arte, formatasi nel
tempo grazie all’interesse dei monaci per le antichità e per la storia del monastero.

La raccolta è ospitata nelle sale rinascimentali, di cui una affrescata, del Palazzo del Commendatario
e presenta un allestimento che segue un ordine cronologico.

La scultura antica e la statuaria antica, i sarcofagi, l’ipogeo “delle Ghirlande” di recente scoperta,
mostrano la ricchezza e la qualità artistica che caratterizzavano le residenze e le sepolture dell’ager
tusculanus in età romana.

A seguire sono esposti i notevoli resti dell’arredo liturgico e gli affreschi che ornavano la chiesa
abbaziale nel Medioevo, fino alle sculture, dipinti e oggetti liturgici dal Rinascimento all’età barocca.
È quindi quest’anno che l’Abbazia di San Nilo di appresta a celebrare il Millenario della sua
consacrazione e si potrà assistere ad una serie di eventi, a cominciare già dal 23 marzo con un
concerto del Coro Polifonico “San Basilio il Grande” presso la Chiesa di Santa Maria a Grottaferrata,
“Stabat Mater” di G.B. Pergolesi per quartetto di archi, pianoforte e Soli; lo stesso Coro si esibirà con il
concerto del 24 settembre 2024 (“Tosca” di G. Puccini), del 19 ottobre 2024 (“Chère Kekaritomèni”,
concerto di musica bizantina) e del 14 dicembre 2024 (“Theotòke Parthène”, anche questo concerto
di musica bizantina).

Le manifestazioni per il Millenario prevedono inoltre: il convegno “La Spiritualità della Casa di Dio”
(18-19 ottobre 2024), incentrato sulla spiritualità del tempio e della casa di Dio; il convegno “Storia e
Teologia dell’Arte nella Basilica di Grottaferrata” (13-14 dicembre 2024), sette incontri divisi in queste
due giornate sull’area storico-artistica; infine, il 10 novembre 2024 ci sarà la Rappresentazione
teatrale della compagnia dell’Abbazia di San Nilo, spettacolo in tre atti che ripercorre la vita di San
Nilo con costumi e scene realizzati dagli stessi monaci, che hanno preso spunto dal ciclo delle pitture
del Domenichino e degli stendardi evocativi della festività dei santi fondatori, esposti nella chiesa e
utilizzati per l’evento.

Sarà anche l’occasione per rivedere la storia del Monastero, da sempre punto di riferimento per molti
pellegrini e viandanti e per la stessa comunità di Grottaferrata.

Ma oltre al Millenario, l’Abbazia presenta, durante il periodo pasquale, degli eventi significativi, come
la Liturgia dei Doni Presantificati: visto che nei giorni feriali nelle chiese di rito bizantino non viene
celebrata la Divina Liturgia, perché si tratta di una festa che non può essere celebrata durante i giorni
di digiuno – se non il sabato e la domenica – per spezzare il digiuno, il mercoledì e il venerdì, unita ai
vespri, si celebra questa liturgia, dal tono più contrito, dove la comunità cristiana si comunica alle
specie eucaristiche consacrate la domenica precedente.

La comunione, durante questi giorni di digiuno, ha lo scopo di sostenere il fedele durante il cammino
quaresimale e di prepararlo alla gioia della Pasqua, evento della salvezza per ogni cristiano.
Questi riti particolari (propri della Chiesa di Costantinopoli, con il rito bizantino-greco e la tradizione
monastica orientale) si svolgono proprio perché l’Abbazia di San Nilo, detta anche Chiesa di Santa
Maria di Grottaferrata, è una delle tre Chiese bizantine cattoliche in Italia, insieme all’Eparchia di
Lungro in Calabria e all’Eparchia di Piana degli Albanesi in Sicilia.

La Chiesa bizantina cattolica in Italia, nota anche come Chiesa italo-albanese o italo-greca o italo-
bizantina, è una Chiesa sui iuris in comunione con il Vescovo di Roma, ma che conserva strutture,
disciplina, tradizioni e liturgia propria, ossia bizantina, come praticato dalla Chiesa ortodossa e non ha
un metropolita, ovvero un capo di una provincia ecclesiastica (o metropolia) che è un’unità del
governo religioso.

Queste Chiese sono immediatamente soggette alla Santa Sede, con un patrimonio spirituale e
liturgico preservato in epoca moderna sino ad oggi dai suoi monaci basiliani provenienti in
maggioranza dalle comunità albanesi di Sicilia e Calabria.
I monaci basiliani si ispirano alla regola di San Basilio (330-379) e possono essere sia di rito greco sia
di rito latino, anche se di solito tutti i monaci di rito greco (cioè di disciplina bizantina) vengono indicati
erroneamente essere basiliani.

Esse difendono la propria tradizione religiosa bizantina; nello specifico le Eparchie difendono il
proprio patrimonio etnico e culturale albanese, mentre l’Abbazia di Grottaferrata trasmette
ininterrottamente la tradizione culturale, spirituale e liturgica della Chiesa bizantina dalla sua nascita.
La Chiesa bizantina cattolica in Italia, costituendo un’oasi bizantina nell’occidente latino, è
secolarmente propensa all’ecumenismo tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa.
Ma passiamo dal “Sacro” al “Profano”…

In questi giorni si svolgerà, in concomitanza quest’anno con la Pasqua, la 424esima Fiera Nazionale di
Grottaferrata, dal 23 marzo al 1° aprile 2024, con oltre 100 aziende espositrici provenienti da 19
regioni che offriranno prodotti di artigianato ed enogastronomici per far conoscere il nostro made in
Italy, con degustazioni di centinaia di prodotti tipici ed artigianali difficilmente reperibili nei negozi di
generi alimentari.

Inoltre, presso la Sala Eventi, sono previsti spettacoli, seminari e molto altro: un modo per entrare nel
merito specifico delle tematiche più attuali legate ai mestieri, alle arti e alle culture dell’umanità.
Come quasi tutte le fiere che affondano le loro origini nel Medioevo, anche quella di Grottaferrata ha
inizio sicuramente in concomitanza delle feste religiose che attiravano folle di fedeli.
La necessità di ristorare un gran numero di persone richiamava quindi mercanti di viveri e merci,
specie se il luogo del raduno era lontano dai centri abitati, come nel caso di Grottaferrata.
I mercanti accorsi finivano anche per scambiarsi merci tra loro dando origine a mercati a date fisse
coincidenti appunto con feste religiose e che, dal latino feria (festa), presero il nome di fiere.
Come già detto, l’Abbazia di San Nilo divenne meta di pellegrinaggi specie dopo che, agli inizi del
secolo XIII, due papi concessero importanti indulgenze a chi visitava la chiesa nelle domeniche e nelle
feste della Madre di Dio la cui icona, salvatasi dall’incendio di Tuscolo, è visibile sull’altare maggiore.
La festa dell’Annunciazione di Maria (25 marzo) e quella della sua Natività (8 settembre) divennero
occasione privilegiata per gli scambi di merci legate a due epoche fondamentali delle attività di
contadini e di allevatori.

Animali vivi e carni salate erano, e sarebbero rimaste fino alla metà del XIX secolo, le merci più
vendute, così come suppellettili domestiche e utensili agricoli.
Era caratteristico dei partecipanti alla Fiera adornarsi con un pennacchietto di vetro filato: le donne lo
portavano tra i capelli, gli uomini sul cappello.

Le fiere divennero occasione di divertimento con la partecipazione di saltimbanchi, di attori girovaghi,
di prestigiatori e di suonatori ambulanti. Dame e cavalieri e personaggi di alto rango politico e religioso
partecipavano alla Fiera come ad un’occasione di ritrovo mondano.

Una tela dipinta da Agostino Tassi nel 1600 raffigura la Fiera di Grottaferrata come una grande festa
campestre in cui dame e cavalieri si ritrovano assieme ai popolani in quello che potremmo definire un
allegro picnic; particolare il fatto che nonostante la tela rappresenti in modo evidente la Fiera di
settembre, la data della sua esecuzione fu stranamente scelta nel secolo scorso come data iniziale
convenzionale della Fiera di marzo, anche perché quella di settembre piano piano per una serie di
motivi anche commerciali andò scemando fino ad estinguersi definitivamente.

Attualmente essa è degnamente sostituita dalla rievocazione storica della Fiera stessa che, a cura di
due associazioni culturali locali, si tiene nel cortile dell’Abbazia di San Nilo con la denominazione di
“Na vota c’era”.

Sicuramente, l’evoluzione dell’agricoltura, la necessità di nuove macchine agricole, adatte a zone
collinari e scoscese e dotate di requisiti di particolare sicurezza e manovrabilità, la riorganizzazione
dei settori merceologici, insomma, un ammodernamento più consono al mutarsi degli interessi
economici e sociali, ha fatto sì che negli anni ci fosse un nuovo impulso alla Fiera con manifestazioni
collaterali, culturali, sportive, artistiche e quindi più rispondente alle esigenze della vita
contemporanea.

L’esposizione delle merci iniziata all’ombra dell’Abbazia, con lo svilupparsi di Grottaferrata da borgo
ad autonomo Comune (1848), ha occupato le due principali strade del centro cittadino, il Corso e
l’Olmata, ora viale San Nilo. L’area impegnata si è andata via via ampliando e per la prima volta nel
1985 ci si è avvalsi di padiglioni in tensostrutture.

Dal 1996 la Fiera ha trovato sede in un’ampia zona pianeggiante che si apre su viale San Nilo
estendendosi attualmente per una superficie di 14.000 mq di cui 12.000 coperti da tendostrutture.
Questa è sicuramente un’occasione per visitare un’altra “perla” del nostro stupendo territorio e per
scoprire riti affascinanti di cui magari non conoscevamo l’esistenza.


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Marzo 2024 © Maria Teresa Protto

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