EDITORIALE DELLA FONDAZIONE
Un tempo, i negozi di quartiere erano molto più di semplici attività commerciali: erano i cuori pulsanti di ogni comunità, luoghi dove il commercio si intrecciava con l’affetto e la quotidianità. Il panettiere sotto casa, quello dove dopo scuola prendevi la rosetta con la mortadella, lasciando il conto “sulla lista della mamma”. La merceria dove trovavi sempre il bottone giusto e un sorriso accogliente. Il fruttivendolo che, senza bisogno di chiedere, metteva nella busta le tue mele preferite. E poi il negozio di vini e oli, dove spesso si entrava più per fare due chiacchiere che per comprare qualcosa.
Era un mondo fatto di volti familiari, di battute scambiate tra una spesa e l’altra, di negozianti che conoscevano non solo i tuoi gusti ma anche le tue abitudini, le tue manie e persino le tue marachelle. E se combinavi un guaio, erano pronti a sgridarti, ma sempre con affetto.
Quando i negozi erano di famiglia
In quel mondo, ogni negozio era una piccola finestra sulla comunità. Il problema di uno diventava il problema di tutti: se la saracinesca del panettiere restava chiusa per troppo tempo, qualcuno si preoccupava. Se il fruttivendolo aveva bisogno di aiuto, non mancavano mani tese. E il bello era che tutto accadeva naturalmente, senza app di quartiere o gruppi WhatsApp.
La tecnologia di oggi ci permette di fare acquisti con un clic, certo. Amazon forse conosce i miei gusti – dopotutto, sono profilato meglio di un dossier segreto – ma non quelli di mia mamma. Lei, infatti, avrebbe da ridire sull’algoritmo che mi suggerisce i biscotti sbagliati o i pomodori troppo maturi. Il panettiere sotto casa, invece, non avrebbe mai sbagliato.
Dove sono finiti quei legami?
Oggi i negozi di quartiere stanno lentamente scomparendo, soppiantati da grandi catene e dal commercio online. Le strade sono diventate silenziose, i sorrisi di un tempo rimpiazzati da schermate luminose. Certo, la comodità di ricevere tutto a casa è indubbia, ma a che prezzo?
Amazon ti porta il pacco, ma non ti chiede mai come stai. L’e-commerce può ricordarsi le tue preferenze, ma non sa nulla dei tuoi pomeriggi passati a chiacchierare con il fruttivendolo o del giorno in cui hai preso quel vestito speciale al negozio d’abbigliamento di quartiere.
I negozi di un tempo non vendevano solo merci, ma anche relazioni, fiducia e calore umano. Una cosa che nessuna app potrà mai offrire.
Il valore di un sorriso
Pensaci: quante volte ti è capitato di entrare in un negozio solo per scambiare due parole, per sentirti parte di qualcosa? Quelle voci amiche, quei sorrisi sinceri, erano il vero patrimonio di un quartiere. Oggi, nella corsa alla modernità, rischiamo di perderli per sempre.
Non sarebbe bello tornare a un mondo dove, oltre a fare la spesa, ci si salutava, ci si conosceva e si condividevano piccoli momenti di vita? Un mondo dove, tra una rosetta con la mortadella e una sgridata gentile, c’era sempre spazio per un sorriso?
Forse quel mondo non è così lontano. Forse, basta riscoprirlo. E magari, la prossima volta, provare a fare un salto dal panettiere invece che cliccare “Aggiungi al carrello”.
19 Novembre 2024 © Redazione PANTAREI Fondazione Premio Antonio Biondi
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