EDITORIALE DELLA FONDAZIONE

Illusioni ottiche

In giro tra Vaticano e Trastevere

Illusioni ottiche

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A due passi da Villa Pamphili, tra Via Aurelia Antica e Via Leone XIII, ci sta Via Niccolò Piccolomini, una
strada perfettamente allineata con la Cupola di San Pietro e che termina in un Belvedere.

Da Largo Cardinal Domenico Ferrara in direzione di Via San Lucio, se guidiamo sul rettilineo di questa
strada oppure anche dalle strade limitrofe o anche dal parchetto che costeggia Via Sabiniano, nel
punto più alto dell’area verde, ci si accorgerà che più ci si avvicina e più la Cupola si rimpicciolisce,
non si sa bene in base a quale effetto ma sicuramente grazie alla maestria degli architetti che hanno
costruito in questa parte di Roma.

Non solo: percorrendola al contrario, più ci si allontana e più la Cupola sembrerà grande.
Sempre intorno al Vaticano, ci sta la Passeggiata del Gelsomino.

Per trovarla bisogna andare fino alla Stazione San Pietro (che si trova proprio in Via della Stazione di
San Pietro, una traversa di Via di Porta Cavalleggeri), entrare come se si dovesse prendere il treno e
girare subito a destra costeggiando il binario 1.

Ad un certo punto ci si ritrova in un viale con alla sinistra un solo binario: si tratta del binario della
Ferrovia Vaticana, la più breve ferrovia internazionale del mondo – lunga poco più di un chilometro –
che congiunge l’Italia allo Stato della Città del Vaticano, trasformato in una passeggiata unica che
arriva fino alle porte dello Stato del Papa, e, mentre si costeggiano i tetti delle abitazioni, si può
ammirare il Cupolone da un’insolita prospettiva.

Fino al Giubileo del 2000 la Ferrovia Vaticana aveva due binari, ora ne è rimasto solo uno perché l’altro
è stato appunto trasformato in questa bellissima passeggiata.

Tra le illusioni ottiche di Roma, non possiamo dimenticare la più famosa di tutte: il Colonnato di San
Pietro, composto da 284 colonne doriche, la cui struttura sembra essere stata fatta come se la Chiesa
volesse abbracciare metaforicamente i fedeli.

Secondo il progetto di Gian Lorenzo Bernini, chi entrava in questo immenso spazio aperto arrivando
dal dedalo di vie del quartiere Spina di Borgo avrebbe provato un senso di meraviglia, e così fu fino agli
anni ’30 del 900, quando per volere di Mussolini la maggior parte delle case fu rasa al suolo per far
posto alla monumentale via della Conciliazione.

Ma la sorpresa maggiore è questa: se ci si mette al centro della Piazza, su uno dei dischi di pietra ai lati
dell’obelisco in cui campeggia l’incisione “centro del colonnato”, le quattro file scompaiono e diventa
una sola fila.

Questo perché l’allineamento delle colonne degli emicicli è calcolato sui raggi dell’ellisse, il cui centro
è indicato appunto dalle piastrelle rotonde poste sul pavimento, un ingegnoso accorgimento per
offrire allo spettatore un particolare effetto dinamico-visivo: chi attraversa la Piazza vede le colonne
aggregarsi e staccarsi passando da spazi vuoti a pieni, con un movimento continuo di aperture e
chiusure.

Un altro effetto ottico a cui si può andare incontro è quello che accade nel cortile di Palazzo Spada-
Capodiferro, in Piazza Capodiferro, vicino a Campo de’ Fiori, che ospita la Galleria Spada con opere
del XVI e XVII secolo: si tratta della Galleria Prospettica del Borromini costruita nel 1653, che sembra
molto più lunga di quanto in realtà sia!

Fu il Cardinale Bernardino Spada che acquistò il Palazzo nel 1632 e che, oltre ad un’importante opera
di ampliamento dell’edificio dell’ala che oggi ospita una collezione di pittura barocca, commissionò a
Borromini questa Galleria capace di strabiliare chiunque la guardasse per la prima volta.

Borromini la realizzò insieme al matematico agostiniano Padre Giovanni Maria da Bitonto mettendo in
pratica alla perfezione tutte le regole prospettiche: questo corridoio colonnato di 8,82 metri di
lunghezza, grazie ad alcuni accorgimenti architettonici e prospettici sembra misurarne circa 35!
L’illusione è dovuta al fatto che i piani convergono in un unico punto di fuga; così, mentre il soffitto
scende dall’alto verso il basso, il pavimento di mosaico sale.

Anticamente, sul fondale era disegnato un finto motivo vegetale che accentuava il senso prospettico;
oggi vi è invece collocato il calco di una statua di guerriero di epoca romana.

Se una persona procede verso la statua posta sul fondo, questi diventa sempre più gigantesca, con le
colonne che arrivano alle spalle e la statua alla vita.

Quest’opera di pura illusione ottica testimonia gli interessi del committente Bernardino Spada, che
probabilmente attribuiva a questa Galleria il significato dell’inganno morale e dell’illusione delle
grandezze terrene.

Andiamo a Trastevere, quartiere famoso più che altro per la sua vita notturna.

In Via della Lungara, troviamo la rinascimentale Villa Farnesina, realizzata da Baldassarre Peruzzi su
commissione di Agostino Chigi: questa Villa è completamente affrescata con dipinti di Raffaello
Sanzio e allievi, tra cui Giulio Romano, Giovan Francesco Penni e Giovanni da Udine, di Giovanni
Antonio Bazzi detto Il Sodoma e di Sebastiano del Piombo.

L’edificio, su due piani, ha una innovativa pianta a ferro di cavallo, che si apre verso il giardino con due
ali tra cui è posta una loggia situata nel piano terreno e composta da cinque archi che sono
attualmente chiusi da vetrate protettive; soluzione questa necessaria per la salvaguardia degli
affreschi, che tuttavia ha alterato la percezione di vuoti e pieni.

La loggia serviva da palcoscenico per le feste e le rappresentazioni teatrali organizzate dal
proprietario.

Infine, a completamento della villa, ma purtroppo molto alterato nel tempo, si trova il giardino
all’italiana, cioè uno stile di giardino di origine tardo-rinascimentale caratterizzato da una suddivisione
geometrica degli spazi mediante filari alberati e siepi, sculture vegetali di varia forma ottenute con la
potatura di cespugli sempreverdi (la cosiddetta ars topiaria), giochi d’acqua geometrici, spesso
accostati ad elementi architettonici quali fontane e statue.

L’edificio si distingue dai modelli bramanteschi dell’epoca ed era completato con un padiglione
separato ad uso forse di scuderie ed il cui progetto è attribuito a Raffaello.

Al piano superiore si trova la Sala delle Prospettive, dipinta illusionisticamente nel 1518-1519, da
Peruzzi e dai suoi assistenti, come se fosse una loggia. Gli affreschi vennero completamente ridipinti
nel 1863, ma recuperati dai restauri del 1976-1983.

Ai lati della Sala, Peruzzi dipinse due finte logge con colonne e archi, affacciate su vedute di Roma, tra
cui una vista di Trastevere e una agreste.

In questa Sala è facile individuare sulle pareti incisioni e graffiti vadalici risalenti al Sacco di Roma del
1527 compiuti da lanzichenecchi che bivaccarono nella villa.

Oggi la Villa è sede dell’Accademia dei Lincei ma può essere visitata come se fosse un museo.

In Largo Cristina di Svezia, tra Via della Lungara e il Gianicolo, al numero 24, si trova l’Orto Botanico di
Roma, un luogo in cui passeggiare lontano dal caos: situato nel Parco di Villa Corsini, un tempo
residenza di Cristina di Svezia, e su parte dell’area archeologica denominata Horti Getae, anticamente
costituita dalle terme di Settimio Severo, l’Orto Botanico, uno dei più grandi d’Italia, è un giardino con
un importante valore scientifico-naturalistico, simile ai Giardini Vaticani dove nacque il primo
esempio di orto botanico.

Quando la residenza dei Papi si spostò al Quirinale, l’Orto Botanico Vaticano venne completamente
abbandonato.

Fu Papa Alessandro VII Chigi (1655-1667) che decise di creare il nuovo Orto universitario sul Colle del
Gianicolo.

Nel 1883, dopo numerosi trasferimenti, l’Orto Botanico trovò la sua collocazione definitiva presso Villa
Corsini alla Lungara, acquistata dallo Stato italiano da Tommaso Corsini per la realizzazione
dell’Accademia dei Lincei e del giardino botanico.

Villa Corsini, prestigiosa residenza della nobiltà romana, possedeva già un importante valore artistico,
grazie al restauro di Ferdinando Fuga, autore anche di capolavori che è tuttora possibile ammirare
all’interno del giardino, come la Fontana degli Undici Zampilli e la Fontana dei Tritoni.

Fu Pietro Romualdo Pirotta (1884-1928), primo direttore dell’Orto, a realizzare tutta l’area naturalistica,
visto che vi era solo un antico bosco a ridosso del Gianicolo e due cedri del Libano.

L’attuale Orto Botanico di Roma si estende su 12 ettari e vi si possono ammirare varietà naturalistiche
provenienti da tutto il mondo: esistono collezioni in questo giardino di particolare interesse non solo
per l’importanza scientifica ma anche, e soprattutto, per la modalità di coltivazione e ricostruzione
scenografica degli ambienti che aiuta ad immaginare quale possa essere quello di origine.

Tra le principali collezioni spicca quella dei monumentali alberi secolari come i platani orientali, le
querce da sughero, i cerri, le roverelle, i cedri dell’Himalaya e degli oltre 300 esemplari ultrasecolari
appartenenti a oltre 130 specie.

La collezione di bambù è fra le più ricche in Europa, il Bosco mediterraneo, costituito in prevalenza da
querce, testimonia, invece, la vegetazione che ricopriva in passato il Colle del Gianicolo.

Notevole anche la collezione di Gimnosperme come sequoie, conifere, pini, abeti, larici, cedri del
Libano, cipressi e ginepri.

Ci sono circa 2.000 metri quadrati di serre, tra le più affascinanti troviamo quella delle orchidee, con
circa 400 specie, dalla comune Cattleya fino alle orchidee Falena o alla stranissima Vanda, orchidea
del sud-est asiatico dal fusto lunghissimo, e quella delle piante grasse, la Serra Corsini, che risale al
1800 e che presenta innumerevoli esempi di queste specie.

Delle grandi vasche in muratura ospitano il Giardino degli Aromi le cui specie sono riconoscibili
attraverso le loro caratteristiche tattili o olfattive: tutte le piante sono corredate da cartellini in Braille
per i non vedenti.

Il Giardino Giapponese, con i suoi ciliegi, le camelie e le magnolie, presenta suggestivi giochi d’acqua,
piccole cascate e due incantevoli laghetti.

Nel Giardino Mediterraneo si possono osservare le specie tipiche della macchia mediterranea; nel
Giardino dei Semplici le Piante medicinali, anche dette officinali (ricordiamo che fu Papa Leone X nel
1514 ad istituire la prima cattedra per l’insegnamento delle Piante medicinali); nella Valletta delle
Felci una collezione di felci erbacee.

Un laghetto, un ruscello e alcune vasche sono, invece, l’ambiente perfetto per le Piante acquatiche,
mentre a maggio, periodo della sua fioritura, si può ammirare lo splendido Roseto, con circa 60 specie
che illustrano l’evoluzione del genere Rosa negli ultimi 2000 anni di storia dell’uomo.

La consistente collezione di Palme, per numero di esemplari e presenza di specie rare, è stata inserita
nelle liste rosse dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN).

La Serra tropicale, a temperatura e umidità rigorosamente controllate, è organizzata in aree a tema
che testimoniano la grande biodiversità delle foreste tropicali.

Per ogni stagione, infine, ci sta una fioritura: ad aprile, in primavera, da vedere l’Hanami, la
meravigliosa fioritura dei ciliegi nel Giardino Giapponese (in questo periodo sono previsti anche visite
guidate ed eventi legati alla cultura giapponese); in estate, per le fioriture tardive c’è da visitare il
Giardino dei Rododendri; in autunno, periodo del foliage, si possono ammirare le foglie delle
numerose specie di aceri che assumono variegate sfumature di colore che passano dal giallo,
all’arancio, al rosso.

Sempre a Trastevere, arriviamo alla Basilica minore, risalente alla prima cristianità, di Santa Cecilia, la
patrona della musica, degli strumentisti e dei cantanti, molto popolare tanto che, esclusa la Vergine
Maria, è una delle sole sette sante ad essere ricordate per nome nel Canone della Messa.

Cecilia era una nobile romana convertita al cristianesimo, vergine martire cristiana e sembra che sia
stata edificata la chiesa sulla dimora in cui visse.

In suo onore, alla fine del XIX secolo nacque uno storico movimento di riforma della musica sacra
detto Cecilianismo.

Nel cortile ci sta un convento di clausura in cui è possibile ammirare un capolavoro realizzato nel 1293
dal pittore e mosaicista romano Pietro Cavallini: si tratta del Giudizio Universale, considerata l’opera
più importante del Cavallini che a giudizio di alcuni critici viene considerato addirittura più importante
di Giotto.

Vedendo l’opera, si possono anche ammirare dall’alto gli interni della Basilica.

Lasciando Trastevere, superando il fiume Tevere, troviamo Via Giulia: in una sua traversa, ed
esattamente Via del Confalone, al numero 32 si può ammirare la Chiesa di Santa Maria Annunziata del
Gonfalone, poco conosciuta anche ai romani.

Costruita nel XVI secolo, è una chiesa posta tra un palazzo e l’altro, decorata con splendidi affreschi
dei principali esponenti del Manierismo romano che raffigurano le storie della Passione di Cristo.
Ospita spesso dei concerti, di cui approfittare per goderne le opere.

Rimanendo sempre al centro di Roma, in Via del Governo Vecchio, al civico 134, troviamo la Chiesa di
Santa Maria in Vallicella, conosciuta anche come Chiesa Nuova, in cui è possibile ammirare una pala
d’altare motorizzata che, grazie ad un congegno meccanico, è in grado di nascondere o mostrare
un’icona miracolosa della Vergine Maria.

Si tratta di un affresco del 300, in origine collocato all’esterno di una “stufa”, o bagno pubblico.
Si racconta che nel 1535 l’immagine, essendo stata colpita con un sasso, avesse sanguinato,
divenendo così oggetto di culto.

Nel 1574 l’affresco era stato staccato e affidato al rettore della Chiesa della Vallicella e conservato
nella sacrestia per poi nel 1608 essere collocato sull’altare maggiore della Chiesa Nuova.
L’affresco fu inserito in una pala in ardesia, dipinta dal famoso pittore fiammingo Pieter Paul
Rubens, con centri concentrici di “Angeli e cherubini adoranti”, disposti intorno ad una nicchia con
l’immagine sacra.

Questa è coperta da una lastra di rame, ugualmente dipinta da Rubens con una Madonna e Bambino
benedicente, che può essere sollevata, mediante un sistema di corde e pulegge, per disvelare
l’immagine miracolosa sottostante.


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Settembre 2024 © Maria Teresa Protto

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