EDITORIALE DELLA FONDAZIONE

La figura di Ezio Tarantelli, economista italiano e vittima del terrorismo

Ricordare Ezio Tarantelli, l’economista che provò a conciliare lavoro e crescita, ucciso dalle Brigate Rosse nel 1985.

La figura di Ezio Tarantelli, economista italiano e vittima del terrorismo

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Un intellettuale visionario al servizio del Paese.

Ezio Tarantelli è stato un economista di rara lucidità e un protagonista coraggioso dell’Italia degli anni Settanta e Ottanta. Nato a Roma nel 1941, dopo una formazione internazionale che lo portò anche negli Stati Uniti, tornò in Italia deciso a mettere le sue competenze al servizio del bene pubblico. Docente universitario e consulente del Ministero del Lavoro, credeva profondamente nel ruolo della mediazione tra le parti sociali come chiave per la stabilità economica e occupazionale.

Il progetto di una concertazione possibile

In un’Italia lacerata da forti conflitti sociali, Tarantelli fu uno dei primi a proporre un nuovo modello di relazioni industriali. La sua idea era quella di una concertazione tra sindacati, imprenditori e governo per gestire insieme l’andamento dei salari, dell’occupazione e dell’inflazione. Un approccio allora innovativo, che anticipava formule di politica economica adottate anni dopo in diversi paesi europei. Il suo pensiero si basava su un’economia sociale di mercato capace di ridurre la conflittualità attraverso accordi condivisi e orientati alla crescita.

Una voce scomoda per i nemici della democrazia

Proprio per queste idee, considerate rivoluzionarie da chi puntava a distruggere le istituzioni, Ezio Tarantelli divenne un bersaglio. Il 27 marzo 1985 fu assassinato nel parcheggio dell’Università di Roma La Sapienza da un commando delle Brigate Rosse. Un atto vile e tragico che colpì un uomo disarmato, un docente universitario, un servitore dello Stato. Il suo omicidio segnò una delle pagine più buie degli anni di piombo, perché colpiva non solo una persona ma un’intera visione democratica del progresso economico.

L’eredità morale e politica di un riformatore

La figura di Tarantelli non è rimasta confinata alla cronaca di un attentato. Al contrario, il suo pensiero ha influenzato le politiche del lavoro degli anni successivi. Il suo nome è legato a un’idea moderna di contrattazione collettiva, che ispirò anche il Protocollo di luglio del 1993, firmato da governo e parti sociali. La concertazione, in quegli anni, divenne uno strumento fondamentale per il contenimento dell’inflazione e la stabilità economica. In qualche modo, Tarantelli aveva anticipato l’Italia del dopo-Maastricht.

Una memoria da coltivare nelle istituzioni e tra i giovani

Ogni anno, in occasione dell’anniversario della sua morte, studenti, docenti e rappresentanti delle istituzioni ricordano Ezio Tarantelli. Non solo come vittima del terrorismo, ma come esempio di impegno civile. Suo figlio Luca, oggi docente e scrittore, ha contribuito a far conoscere il pensiero e il valore umano di suo padre, riportando alla luce il suo ruolo nella storia della nostra Repubblica. Ricordarlo oggi, in un tempo segnato da nuove tensioni sociali, è un atto di responsabilità collettiva.

Tarantelli e il valore del dialogo sociale oggi

La lezione di Tarantelli è più attuale che mai. Di fronte a un mondo del lavoro che cambia, all’emergere di nuove forme di povertà e precarietà, e a una crisi globale che ridefinisce gli equilibri economici, il richiamo al dialogo e alla responsabilità condivisa è fondamentale. Tarantelli ci ha insegnato che non ci sono scorciatoie populiste per risolvere i problemi sociali: servono idee, studio, confronto, visione. E soprattutto, serve il coraggio di proporre soluzioni concrete, anche a costo di mettersi controcorrente.


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02 Aprile 2025 © Redazione PANTAREI Fondazione Premio Antonio Biondi

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