EDITORIALE DELLA FONDAZIONE
La mostra "Grido interiore", in arrivo a Palazzo Bonaparte a Roma, offre una nuova prospettiva su Edvard Munch, andando oltre la celebre opera L’Urlo che lo ha reso un’icona globale. Per troppo tempo, la sua figura è stata associata esclusivamente al tormento esistenziale, ma questa esposizione intende restituire al pubblico la visione completa di un artista sperimentatore e poliedrico. Attraverso un percorso che attraversa tutta la sua carriera, dai primi dipinti intrisi di inquietudine fino alle luminose atmosfere degli ultimi anni, la mostra mette in luce la sua capacità di rinnovarsi costantemente, esplorando tecniche e linguaggi espressivi che spaziano dalla pittura alla grafica, fino alla fotografia e al cinema.
Un viaggio nell’evoluzione artistica di Munch
Curata da Patricia G. Berman e Costantino D’Orazio, l’esposizione presenta un allestimento raffinato che valorizza un corpus di cento opere, in collaborazione con il Museo Munch di Oslo. Dopo il grande successo registrato nella tappa di Palazzo Reale a Milano, la mostra arriva a Roma in un anno simbolico, quello del Giubileo 2025, con la possibilità di visitarla fino al 2 giugno. L’ultima grande retrospettiva su Munch nella capitale risale a diversi decenni fa, rendendo questa occasione particolarmente significativa per il pubblico italiano.
Oltre l’urlo, l’incessante sperimentazione di Munch
«In molti conoscono L’Urlo, ma pochi sanno quanto Munch fosse un artista innovativo» spiega Patricia G. Berman, una delle massime esperte dell’artista norvegese. Il suo lavoro non si limitava alla pittura, ma si estendeva alla grafica e alla stampa, dove si distinse come uno dei più grandi maestri del Ventesimo secolo. La mostra sottolinea anche il ruolo centrale della visione nell’opera di Munch, un tema che l’artista ha esplorato con ossessione, indagando il rapporto tra percezione, memoria e psiche.
Tra passione e vulnerabilità, la ricerca sull’essere umano
Munch voleva rappresentare l’essenza della vita umana in tutte le sue sfumature: l’amore, la perdita, il desiderio e il dolore. «Voleva raffigurare persone che vivono e che amano, con tutte le loro contraddizioni» aggiunge Berman. Il rapporto tra uomo e donna è un filo conduttore costante della sua opera, dai nudi agli autoritratti, in un’indagine profonda sull’identità e sulle emozioni. Le sue influenze spaziano da Van Gogh a Gauguin, fino a Matisse, ma la sua pennellata unica ha anticipato l’Espressionismo, lasciando un segno indelebile nell’arte del Novecento.
Un percorso immersivo tra capolavori e simbolismo
La mostra si articola in sette sezioni distribuite su due piani, offrendo un viaggio nella visione artistica di Munch attraverso alcune delle sue opere più celebri, tra cui La morte di Marat, Notte stellata, Le ragazze sul ponte, Malinconia e Danza sulla spiaggia. E L’Urlo? Presente in una delle sue splendide versioni litografiche, come omaggio alla sua iconicità senza però oscurare il resto della produzione munchiana.
Una mostra di rilievo internazionale
L’evento gode del patrocinio del Ministero della Cultura, della Regione Lazio, del Comune di Roma, della Reale Ambasciata di Norvegia e del Giubileo 2025 - Dicastero per l’evangelizzazione. Il main partner è Fondazione Terzo Pilastro - Internazionale, con il supporto di Poema.
www.mostrepalazzobonaparte.it
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nella foto: Notte Stellata Edvard Munch
11 Febbraio 2025 © Redazione PANTAREI Fondazione Premio Antonio Biondi
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