EDITORIALE DELLA FONDAZIONE

Napoli saluta James Senese, il sax che parlava al cuore della città

Il sax di James Senese ha raccontato Napoli, le sue ferite e la sua forza, per più di sessant’anni

Napoli saluta James Senese, il sax che parlava al cuore della città

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Da Miano al mondo, James Senese ha trasformato il dolore in ritmo e la rabbia in arte

Per chi è cresciuto tra i vicoli di Napoli, il suono del sax di James Senese era più di una melodia: era un modo di stare al mondo. L’artista, 80 anni, se n’è andato dopo una lunga battaglia contro una polmonite, lasciando un vuoto profondo nella musica e nell’anima di una città che da sempre gli apparteneva.

Un addio tra le note di un sax

Alla stazione di Piscinola–Scampia, le sue musiche hanno accompagnato i pendolari per l’intera giornata, mentre nel quartiere di Miano, dove era nato e vissuto, la gente si è riunita per dargli l’ultimo saluto. È stato un commiato intimo e collettivo allo stesso tempo, nel segno di una città che, poche ore prima, aveva già pianto il grande fotografo Mimmo Jodice. Due protagonisti di un linguaggio universale: la fotografia e la musica, entrambi profondamente napoletani e irrimediabilmente umani.

Da Miano al Bronx, la musica come destino

“Le scarpe stavano a Miano, la testa nel Bronx”, ricordava con ironia Senese. Era figlio della guerra, di un soldato americano e di una donna del popolo. Forse per questo, fin da ragazzo, aveva trovato nel suono la sua patria. Nel 1961 fondò il gruppo Gigi e i suoi Aster insieme a Mario Musella. Poi arrivarono gli Showmen, e con loro il soul di Otis Redding, James Brown e Marvin Gaye che per la prima volta risuonavano in dialetto napoletano.

Quando nacque Napoli Centrale

Nel 1972 prese forma il progetto Napoli Centrale, nato con Franco Del Prete e un giovanissimo Pino Daniele al basso. Fu l’inizio del Neapolitan Power, una miscela di soul, jazz e canzone napoletana che conquistò l’Italia. Senese non cercava il successo facile: cercava verità. Il suo sax urlava il disagio delle periferie, la rabbia contro l’ingiustizia e l’orgoglio di chi non si arrende.

Una carriera tra palco e schermo

Oltre alla musica, Senese amava il cinema. È comparso in No grazie, il caffè mi rende nervoso accanto a Massimo Troisi e in Una festa esagerata di Vincenzo Salemme. Memorabile la sua interpretazione in Passione di John Turturro, dove la sua voce e il suo sax hanno raccontato un’altra Napoli, quella che vibra di malinconia e orgoglio. Nei suoi lavori da solista – da Hey James a Zitte! Sta arrivanne ’o mammone – ospitò artisti come Lucio Dalla, Enzo Gragnaniello e Raiz.

Il supergruppo e l’amicizia con Pino Daniele

Negli anni ’80, la magia esplose definitivamente. Con Tullio De Piscopo, Joe Amoruso, Rino Zurzolo ed Ernesto Vitolo, Senese diede vita al “supergruppo” di Pino Daniele, la colonna sonora di una generazione. Quelle note hanno segnato un’epoca, e ancora oggi bastano poche battute di Quanno chiove per far riaffiorare un mondo.

Un’eredità che non smette di vibrare

“James era il Vesuvio della musica napoletana”, ha detto Enzo Avitabile. Nino D’Angelo lo ha definito “il Miles Davis di Napoli”, mentre il sindaco Gaetano Manfredi ha ricordato che “il suo sax risuonerà per sempre, nel nome di Pino Daniele”.
La sua immagine è oggi parte dell’installazione sonora “Da Caruso agli ’A67” del Plart, curata da Désirée Klain e fotografata da Luciano Romano. È un tributo a una vita vissuta tra musica e verità, a un artista che ha insegnato che la dignità può suonare forte come un sax, anche quando tutto tace.


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31 Ottobre 2025 © Redazione PANTAREI Fondazione Premio Antonio Biondi

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